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Sono nata a Roma, in un immobile situato nei pressi del Campidoglio, con vista sul Palatino. Sono stata una bambina felice, amata e vezzeggiata da una famiglia borghese. No, non eravamo molto ricchi, in casa, ma eravamo molto uniti.
Ognuno lavorava duro, e per noi andava bene così. Vivevo con mia nonna, le mie cinque zie Dora, Maria, Olga, Rina, Italia e mio zio Romano.
Mia nonna, che personaggio fantastico! Un angelo. Una forza. Il fuoco. La dolcezza. Il velluto. Lei mi teneva per mano e mi diceva: «Anna cara, te ne prego, cantami qualcosa». Sorrideva, e allora io cantavo : “Io t’ho voluto bene a te / tu m’hai voluto bene a me / Reginella piccina adorata…“.
Ho scelto questo mestiere perchè avevo voglia di essere amata, di ricevere tutto l’amore che avevo sempre mendicato. Ecco, ci risiamo, è il solito dannato complesso materno. Riuscirò mai a liberarmene?
Come si fa a descrivere, parola per parola, i colori, gli odori dei ricordi, il teatro vuoto dopo lo spettacolo, il panino mandato giù in fretta e furia, l’odore del sudore nei camerini di provincia, il rubinetto del lavandino che sgocciola tutta la notte e ti fa impazzire, quelli del piano di sopra che fanno l’amore, le stanze ammobiliate, gli altri 200 chilometri che devi fare in treno, le prove, il sonno che non arriva, il bottone da attaccare, il trac, la pioggia, il lavandino ingorgato?
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Si è detto, ripetuto, scritto che Anna Magnani era un’attrice istintiva. Niente di più falso. Anna Magnani non era affatto un’attrice istintiva. Era una professionista di altissima scuola in possesso di una tecnica raffinata. Anche quando leggeva una sceneggiatura, Anna capiva benissimo quello che avrebbe potuto cavare dal suo personaggio e le sue critiche erano sempre straordinariamente puntuali e acute.
La scena famosa della morte di Nannina (Roma città aperta), lei, Anna, la girò, ripetendola più volte, cascando sull’asfalto e sbucciandosi gomiti e ginocchia, dalle undici alle quattro del pomeriggio. La stessa sera era a fare la rivista al Teatro Valle. (Sergio Amidei, 1973)
In questa seconda puntata del suo diario nuovayorkese Anna Magnani racconta il successo di “Bellissima” e gli avvenimenti di suoi ultimi emozionanti giorni...
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In questo indimenticabile diario, diviso in due puntate, la nostra grande Anna Magnani fa il racconto dei suoi quaranta giorni trascorsi a New...
Roma, settembre «Se tu compari in palcoscenico e c’è uno della terza o della quinta fila che continua a leggere il giornale, e...
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Rappresentava i problemi, le persone, i modi di pensare dell’epoca. La gente si identificava, si era appena usciti da una guerra, c’era un’Italia disastrata, il pubblico aveva altre esigenze.
Oggi con la globalizzazione un fenomeno che accade in America è come se avvenisse al piano di sotto, c’è una grande elasticità di comunicazione e di partecipazione. Quella era un’epoca irripetibile come del resto lo è questa. Il successo oggi è molto rapido, uno si brucia molto; all’epoca il successo era molto lento, ma poi rimaneva nel tempo.
Mia madre non poteva permettersi di fare la mamma a tempo pieno, era l’unica persona che lavorava in casa non è che avesse un marito o un compagno a mantenerla, era lei l’uomo di casa e alla fine del mese doveva far quadrare i conti. Io e mia madre comunque facevamo due vite molto diverse. Oggi le attrici famose si portano dietro sul set tutta la famiglia, all’epoca non era così perché economicamente non era possibile e così pure culturalmente. I bambini mangiavano alle sette di sera, i grandi alle nove, c’era tutta un’altra impostazione.